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Ancora con Brecht e Benjamin? Cosa hanno da dirci oggi questi due personaggi legati agli anni Venti-Trenta del '900, vissuti in situazioni di grande difficoltà (specialmente il secondo) e legati (specialmente il primo) a una politica di sinistra che non appare ormai più praticabile? L'ipotesi di questo libro è che ? malgrado tutto ? abbiamo ancora bisogno di loro, del Benjamin influenzato da Brecht, del Brecht commentato da Benjamin. Ne abbiamo bisogno perché, nei loro "tempi bui" e in mezzo alle incomprensioni del loro stesso entourage hanno colto con particolare acume i primi segnali dell'avvento del "cattivo nuovo" (il potere delle immagini, la società dello spettacolo) e, senza aristocratici rifiuti, si sono proposti di rivoltarlo criticamente, cominciando da quel fondamentale aggancio ideologico che è l'immedesimazione passiva, la seduzione ammiccante, il dopaggio dell'immaginario non solo nell'estetica, ma in tutto il sistema della comunicazione. Se vogliamo veramente procedere a "sanificare" quel bene comune che sono le parole, qualche intrattenimento con Brecht&Benjamin, quei due instancabili giocatori di scacchi, è quanto mai opportuno.